Nel diritto del lavoro, la tutela della sicurezza dei lavoratori è un principio fondamentale che prevale su ogni altro interesse. La recente sentenza n. 3609/2025 della Corte di Cassazione ha ribadito che il lavoratore ha il diritto di rifiutarsi di eseguire ordini aziendali che compromettano la sicurezza, senza incorrere in sanzioni disciplinari.
Il caso riguardava un gruppo di macchinisti ferroviari sanzionati per aver rifiutato di operare con il modello di guida “Agente Solo”, che prevede la conduzione del treno da parte di un unico operatore. La Corte ha annullato le sanzioni disciplinari e ha riconosciuto la legittimità del rifiuto, chiarendo importanti principi su diritti sindacali, sicurezza sul lavoro e potere disciplinare del datore di lavoro.

Di seguito, analizziamo i punti chiave della sentenza e le loro implicazioni pratiche.
Quando un accordo aziendale è vincolante per i lavoratori?
Un aspetto fondamentale della sentenza riguarda l’applicabilità degli accordi aziendali a tutti i dipendenti. Secondo la Corte, i contratti collettivi aziendali sono vincolanti per tutti i lavoratori, anche se non iscritti ai sindacati firmatari. Tuttavia, vi è un’eccezione importante: se un lavoratore appartiene a un sindacato che ha espresso dissenso formale rispetto all’accordo, quest’ultimo non può essere imposto.
Nel caso specifico, i macchinisti appartenevano a un sindacato che non aveva sottoscritto l’accordo sull’adozione del modello “Agente Solo”. Di conseguenza, non potevano essere obbligati a rispettarlo, e il loro rifiuto era legittimo.
Ad esempio un dipendente si rifiuta di accettare un nuovo sistema di turnazione imposto da un accordo sindacale aziendale. Se il suo sindacato ha formalmente espresso dissenso, egli potrebbe non essere vincolato a tale accordo.
Rifiutarsi di lavorare in condizioni pericolose è legittimo
Un principio centrale ribadito dalla Corte è che il lavoratore può rifiutarsi di eseguire un ordine aziendale se ciò comporta un rischio per la sua sicurezza o per quella di terzi.
Nel caso in esame, i macchinisti hanno contestato il modello “Agente Solo” sostenendo che, in caso di malore o emergenza, la sicurezza del convoglio e dei passeggeri non sarebbe stata adeguatamente garantita. La Corte ha ritenuto fondata questa preoccupazione e ha stabilito che il rifiuto di operare in tali condizioni non può essere sanzionato.
Ad esempio un operaio che si rifiuta di lavorare su un’impalcatura priva di adeguate protezioni non può essere licenziato o sanzionato se dimostra che il rifiuto è giustificato da una concreta mancanza di sicurezza.
Quando il datore di lavoro può applicare sanzioni disciplinari?
La sentenza chiarisce un principio fondamentale: il potere disciplinare del datore di lavoro incontra il limite della legittimità del rifiuto del lavoratore.
Nel caso specifico, i macchinisti avevano ricevuto sanzioni disciplinari per aver rifiutato di operare con il modello “Agente Solo”. Tuttavia, poiché il rifiuto era basato su ragioni di sicurezza, la Corte ha stabilito che le sanzioni erano illegittime e andavano annullate.
Ad esempio un dipendente che si rifiuta di utilizzare un macchinario difettoso non può essere punito, a meno che il datore dimostri che il rifiuto era strumentale e ingiustificato.
Il lavoratore ha diritto alla retribuzione anche in caso di rifiuto legittimo
Un ulteriore punto rilevante della sentenza riguarda la retribuzione dei lavoratori che si rifiutano di svolgere una prestazione lavorativa in condizioni insicure.
La Corte ha stabilito che, se il rifiuto è giustificato da una violazione delle norme sulla sicurezza, il lavoratore mantiene il diritto alla retribuzione, poiché la mancata prestazione è imputabile al datore di lavoro e non al lavoratore.
Ad esempio se un’azienda impone ai dipendenti di lavorare in un ambiente contaminato senza adeguati dispositivi di protezione e un lavoratore si rifiuta di entrare in quel reparto, egli ha comunque diritto allo stipendio, poiché il datore non ha garantito condizioni sicure.
Implicazioni della sentenza per aziende e lavoratori
Questa sentenza ha importanti conseguenze per il diritto del lavoro e per le dinamiche tra azienda e dipendenti:
✔ Per i lavoratori: il diritto di rifiutare ordini che compromettano la sicurezza è tutelato dalla legge. Se il rifiuto è fondato, non possono essere applicate sanzioni disciplinari.
✔ Per le aziende: il datore di lavoro deve garantire che ogni modifica organizzativa rispetti le norme sulla sicurezza. Accordi sindacali non possono ridurre il livello di protezione dei lavoratori.
✔ Per i sindacati: l’opposizione formale a un contratto aziendale può impedire l’applicabilità dell’accordo ai propri iscritti, tutelandoli da eventuali condizioni peggiorative.
Questa sentenza ribadisce l’importanza della sicurezza sul lavoro come principio inderogabile e chiarisce che i lavoratori non possono essere sanzionati per aver rifiutato di lavorare in condizioni insicure.
Per datori di lavoro, sindacati e lavoratori, è essenziale conoscere i propri diritti e doveri. Se vi trovate in una situazione simile, una consulenza legale specializzata può aiutarvi a valutare la legittimità di sanzioni disciplinari o a garantire la conformità delle pratiche aziendali alle normative sulla sicurezza.